Notizie FISV

Autori: Alessandro Vitale, Barbara Illi, Duccio Cavalieri.

In questi giorni si sta diffondendo rapidamente in tutta Europa una variante del virus noto come SARS-CoV-2, questa variante isolata per la prima volta da un paziente inglese pone importanti domande a cui proviamo a rispondere:

Cosa è la variante inglese?
La nuova variante, battezzata «B.1.1.7», ha, rispetto al ceppo originario di Wuhan, 17 mutazioni che cambiano o tolgono aminoacidi, in quattro diverse proteine del virus. Otto mutazioni sono nella proteina Spike, proprio quella contro cui sono stati sviluppati i vaccini di BioNtech-Pfizer, Moderna e Astra Zeneca. L’effetto concreto di ognuna delle mutazioni è al momento ignoto, ma sulla base di analisi preliminari tre di queste potrebbero alterare la capacità infettiva: la prima, N501Y potrebbe facilitare il legame del virus alla porta che usa per entrare nelle nostre cellule, il recettore ACE2; la seconda, la delezione 69-70, potrebbe rendere più complicata la diagnosi molecolare (i tamponi); la terza, P681H, potrebbe alterare un sito con un ruolo cruciale nell’infezione.

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Perché tante persone - docenti, ricercatori, studenti e normali cittadini - hanno voluto dare insieme una testimonianza civile dell'errore sociale, scientifico e culturale e della profonda disumanità del razzismo in ogni sua forma. Perché in un mondo che cambia con una velocità senza precedenti, diventa ogni giorno più urgente riaffermare il principio dell’uguaglianza tra gli esseri umani, nei diritti e nei doveri di un comune destino di cittadini del mondo.

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Leggi articolo di Destro Bisiol et al., Journal of Anthropological Sciences, Vol. 96 (2018), pp. 1-6

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Cari colleghi della "Federazione Italiana Scienze della Vita", l'eccezionale sviluppo delle tecnologie high-throughput, particolarmente le piattaforme di sequenziamento di nuova generazione, ha dato un fortissimo impulso alla ricerca e allo sviluppo di applicazioni biotecnologiche in ambito biomedico, ambientale e agroalimentare.

La gestione e l'analisi dei dati prodotti quotidianamente dai laboratori di tutto il mondo non può a sua volta prescindere da adeguate infrastrutture bioinformatiche, la cui realizzazione e gestione va al di là delle possibilità di singole organizzazioni locali o anche nazionali. In tale contesto si sta lavorando alla costruzione di ELIXIR (European Infrastructure for biological information), la cui missione è quella di progettare e implementare un'infrastruttura europea sostenibile per la gestione e l'analisi delle informazioni biologiche, particolarmente quelle nel campo delle scienze "omiche", per sostenere la ricerca scientifica nel settore delle scienze della vita e la sua traslabilità per la medicina, l'ambiente, le imprese biotecnologiche e la società.